Indagati Bonafede e Salvini

Come per il caso della Diciotti, la procura ha inviato al Tribunale dei Ministri il fascicolo chiedendone però l’archiviazione in quanto avrebbero agito senza dolo sul trattamento riservato a Batti

Indagati Bonafede e Salvini

INDAGATI BONAFEDE E SALVINI. Cesare Beccaria, l’autore del saggio “dei delitti e delle pene” pubblicato nel lontano 1764 sotto l’influenza illuminista che tanto ha influenzato il modo di pensare la giustizia negli ordinamenti penali dei moderni Stati democratici, oggi potrebbe sembrare, agli occhi di una larga fetta della popolazione e purtroppo di importanti esponenti del governo gialloverde una specie di visionario. Il riferimento ovvio è alla vicenda del trattamento subito dall’ex terrorista Cesare Battisti da quando dall’aeroporto di Ciampino è stato trasferito in carcere. Non è facile stabilire se la sceneggiata messa in atto dal momento dell’arrivo dell’ex terrorista Cesare Battisti dal duo Salvini-Bonafede, 'mascherati' il primo da poliziotto ed il secondo da guardia carceraria, sia penalmente rilevante. In particolare secondo la denuncia inviata alla procura di Roma, che ha aperto un fascicolo a carico dei due ministri, le ipotesi di reato sarebbero state: violazione dell’art. 114 del codice di procedura penale che sanziona ”la pubblicazione dell’immagine di persona privata della libertà personale ripresa mentre la stessa si trova sottoposta all’uso di  manette ai polsi ovvero  ad altro mezzo di coercizione fisica” e dell’art. 42 bis dell’ordinamento penitenziario che stabilisce che “ nelle traduzioni siano adottate le opportune cautele per proteggere i soggetti tradotti dalla curiosità del pubblico e da ogni specie di pubblicità”. Certamente i due Ministri gialloverdi hanno avuto - secondo l' opinione di chi scrive ma anche di molti data la mole di commenti sui social e articoli dedicati - un comportamento disumano e degradante nei confronti del detenuto. Quando un ministro come Salvini ripete non una ma più volte rivolto Battisti la frase “deve marcire in carcere” non rispetta l’art. 3 della convenzione europea dei diritti dell’uomo che sancisce il “divieto di comportamento disumano”. Più imbarazzante, secondo la mia opinione relativa, è la posizione di Bonafede nella veste di Ministro della Giustizia che ha addirittura postato su FB il video che ha ripreso tutti i momenti, anche quelli più umilianti, dell’arresto dell’ex detenuto. Più grave perché, non rispettando  il diritto alla privacy di un essere umano benché detenuto, obiettivamente il guardasigilli fomenta altro odio che va ad aggiungersi a quello già seminato nella società italiana afflitta da seri problemi economici e non solo (è evidente, sempre secondo me, l’ applicazione della strategia della manipolazione mediatica elaborata da Chomsky al caso Battisti). D’altra parte lo stesso Ministro deve essersene reso tardivamente conto, tanto che ha quasi ammesso l’errore dichiarando “Il video non mi è piaciuto e riguardandolo non mi piace. L'ho detto tranquillamente e mi è dispiaciuto perché non rappresenta lo stile che dovrebbe portare avanti un ministro della Giustizia. Questo non vuol dire scaricare la responsabilità: ho fatto una cosa che riguardandola non avrei fatto". Insieme a loro è stato indagato anche il direttore del Dipartimento amministrazione penitenziaria, Francesco Basentini per non aver ostacolato la violazione delle regole che disciplinano i detenuti. Come per il caso della Diciotti, la procura ha inviato al Tribunale dei Ministri il fascicolo chiedendone però l’archiviazione in quanto Salvini/Bonafede avrebbero agito senza dolo. Come dire che il Ministro della Giustizia Bonafede era in buona fede.

Clemente Manzo