Il racconto dell'orrore: "Costretta ad abortire per continuare a battere"

Indagine sul racket della prostituzione nella Zona Sud di Pescara. Tredici gli arresti di febbraio ma spuntano nuovi inquietanti particolari

Il racconto dell'orrore: "Costretta ad abortire per continuare a battere"
INDAGINE SULL'ORRORE DELLO SFRUTTAMENTO DELLE DONNE. E' durata meno di un anno l'indagine della procura di Pescara contro i "padroni" del business della prostituzione nella zona Sud della Città di Pescara. Era un gruppo di spietatissimi, composto da tredici persone, le quali sono finiti in cella lo scorso febbraio con accuse gravissime: associazione per delinquere e sfruttamento della prostituzione. Le ragazze avviate al mestiere più antico del mondo, quasi tutte dell'Est Europa, erano terrorizzate e controllate dal gruppo con metodi assolutamente spiatati.

IL RACCONTO DELL'ORRORE. E' stato solo grazie al racconto di una giovane romena di 22 anni, la quale era stata costretta alla pratica dell'aborto clandestino, tra l'altro pericolosissimo, attraverso la somministrazione di dosi massicce di un farmaco gastro-protettore (il Cytotec), che si è riusciti a scardinare il sistema collaudato e che fruttava alla banda anche 50mila euro al mese. La ragazza si è presentata negli uffici della Squadra Mobile di Pescara per denunciare dettagliatamente che, quando era rimasta incinta di uno dei tanti clienti con i quali aveva avuto rapporti sessuali non protetti nel 2014, l'organizzazione l'aveva costretta, con minacce e percosse, ad abortire clandestinamente. Il tutto avvenne dentro una stanza d'albergo del centro di Pescara mentre il feto venne gettato nel water del bagno.

NOTIFICHE IN CARCERE. Per questi nuovi particolari la procura di Pescara (dott.Paolo Pompa) ha indagato Vasilica Mihai e Stefania Florentina Sin per il reato di procurato aborto, previsto dalla legge 194/78, emettendo nei loro confronti un avviso di conclusione indagini che è stato recentemente notificato

 
Redazione Independent