Il primo Natale in America

Ricordi indimenticabili di un abruzzese emigrato a New York: "Ci chiamavano femminucce perchè avevamo il vizio di stringerci la mano ed abbracciarci"

RICORDI INDIMENTICABILI. Il primo Natale in America per me fu una vera scoperta. Arrivo' come uno schiaffo in faccia quando fa molto freddo: la pelle brucia per un attimo, poi i brividi salgono fino al cervello, ma poco dopo la faccia e' calda..

Ero lontano da casa, dalla famiglia, dagli amici. Mi sentivo solo in mezzo a milioni di persone  che, capii piu' tardi, a Natale ti salutano, elargiscono sorrisi, auguri, ti danno pacche sulle spalle, poi riprendono a essere sconosciuti che se ne fregano di te, anche se ti vedono svenuto lungo la strada. Sorrisi e strette di mano per gli auguri,niente abbracci o baci. Chiamavano noi italiani "femminucce", ci giudicavano effeminati perche' avevamo il "vizio" di stringerci la mano e subito dopo abbracciarci. Quanti anni sono passati da allora? Quasi due generazioni. Oggi gli americani, gli anglosassoni d'America, si abbracciano sempre, in qualsiasi occasione, lunghi abbracci accompagnati  da larghi sorrisi. Hanno imparato da noi "femminucce".
Ero venuto in America dopo la guerra, quando il Natale era povero e l'Italia alla ricerca di una ripresa morale e, soprattutto, materiale. Senza dimenticare la messa di mezzanotte, che per noi ragazzi era un orario inconcepibile.
Negli Stati Uniti, non mi ci volle molto per capirlo, il Natale significava case addobbate con centinaia di luci, il caminetto acceso, l'albero - e mai il presepe - decorato con piccole lampadine. Ma erano, e sono tuttoggi, i 'gifts", i regali, il motore della festa.
Qualcuno mi disse che in quel Natale 1955, avrebbe speso ottanta dollari netti... Devo dire che avevo ricevuto molti "gifts", anche da persone appena conosciute: sciarpe fabbricate in Polonia, cravatte (mio dio, quelle cravatte!)  provenienti da Bangkok, strani dolci che preparavano nel sud degli Stati Uniti. Me li trovavo nella mia stanzetta e li' restavano i dolci non li assaggiavo nemmeno; mi avevano ammonito "se vuoi trascorrere il Natale sulla tazza, mangiali pure...">. 
Natale, o Merry Christmas, per strada ci si sentiva di tanto in tanto augurare Buon Natale, ma questo non serviva a scacciare la tristezza; e' difficile spiegare come si sente uno che e' solo in una nazione che non conosce, che a ogni canzone ha le lacrime agli occhi e non puo' telefonare a casa perche' a quell'epoca per chiamare l'Italia occorreva la prenotazione ed avevi la linea forse 
sei ore dopo, pagando cifre enormi. E allora giravi un po' per Manhattan il Il primo Natale in America, le piste di ghiaccio, tutto attorno chioschetti che vendevano caldarroste: il profumo mi ricordava casa mia. Una volta vidi addirittura tre zampognari arrivati qui dall'Abruzzo, cioce e tutto.
I negozi facevano mostra di insegne "Sale", gia', vendite, anzi svendite. Aspettavano ottobre, novembre e dicembre per riempire le casse semivuote. Se nel '55 la spesa media pro capite era di 81 dollari, oggi la National Retail Federation parla di una media di 780 dollari per ogni persona adulta, per un  totale di 600 miliardi di dollari. Mi sorprese il fatto che gli americani non riempissero le calze dei bambini per il sei di gennaio. La befana - pensai sorridendo - non la vogliono nemmeno a Hollywood...
Benny Manocchia