Il mistero di Roberto Straccia

Per il medico legale si tratta di annegamento. Ma la Procura non ha ancora chiuso il caso del 24enne studente

Il mistero di Roberto Straccia

IL MISTERO DI ROBERTO STRACCIA - Continua a far discutere il caso di Roberto Straccia, lo studente di 24 anni, trovato cadavere, il 7 gennaio scorso, su una spiaggia di Palese sul litorale barese. I dubbi restano anche se l'autopsia parla chiaramente di «morte sopraggiunta in conseguenza dell'annegamento». Nei polmoni dello giovane marchigiano è stata trovata poca acqua ed anche un modesto quantitativo di alghe. Poi, le indagini hanno anche rivelato che l'i-pod, che aveva Straccia nel famoso giubbino azzurro, abbia smesso di funzionare intorno alle ore 17 di quel fatidico 14 dicembre, giorno della sua scomparsa. Testimonianze, più o meno attendibili, hanno anche riferito di aver visto Roberto Straccia discutere con qualcuno quel giorno nei pressi del Ponte sul Mare tra le ore 14 e le 16. L'unica certezza, però, riguarda quel famoso fotogramma, di una telecamera di videosorveglianza, che riprende il ragazzo, alle 14,45, mentre corre in direzione nord, sul lungomare di Pescara. C'è, poi, anche il famoso Suv nero di cui tanto si è parlato. Le indagini si fanno sulla base degli indizi, ma per formulare delle ipotesi attendibili servono delle prove.

LE INDAGINI - Quello che è certo è che il dott. Giuseppe Bellelli, magistrato incaricato dalla Procura di Pescara, non ha ancora archiviato il caso. Sul suo tavolo ci sono, oltre alla dettagliatissima autopsia del medico legale, anche le dichiarazioni dei testimoni oculari e le risultanze delle attività investigative. Gli elementi in possesso della procura - almeno secondo una nostra personale considerazione - sembrerebbe escludere l'ipotesi che il giovane sia stato ucciso. Sul corpo non ci sono segni che evidenzierebbero una colluttazione con qualcuno, prima del sopraggiungere della morte per annegamento. Ma è altrettanto vero che, se Roberto Straccia fosse stato spinto in acqua da qualcuno, quel momento inevitabilmente non avrebbe potuto lasciare delle tracce visibili. Resta in piedi anche l'ipotesi dell'incidente, ma anche questa considerazione è di difficile dimostrazione. Il padre giura che non si sia trattato di suicidio. E, poi, perchè avrebbe dovuto uccidersi? Perchè nessuno l'ha visto. Si parla di un punto preciso, il molo nord di Pescara, da cui Roberto sarebbe scivolato o si sarebbe tuffato volontariamente in acqua. Ma è possibile, considerando il luogo e le correnti, che il suo cadavere sia riuscito a superare la barriera del Gargano e finire in quel punto dove, poi, è stato ritrovato? Per alcuni esperti delle correnti marine tutto questo (un cadavere che viaggia in acqua per 298km) è possibile: dunque, confermerebbe l'ipotesi del suicidio. Ciò che non torna sono le modalità, le circostanze e, soprattutto, il perchè Roberto avrebbe deciso di metter fine alla sua vita.

Marco Beef