Il devastante incendio del Parco Nazionale del Gran Sasso in fiamme in tutti i versanti

Da noi gli incendi e il dissesto idrogeologico sono vissuti fatalisticamente, come calamità naturali: manca la cultura della prevenzionw

Il devastante incendio del Parco Nazionale del Gran Sasso in fiamme in tutti i versanti

LA CULTURA DELLA PREVENZIONE. Neanche l''Abruzzo è stato risparmiato dagli incendi che da Nord a Sud stanno infiammando la penisola. Il più devastante è quello del Parco Nazionale del Gran Sasso in fiamme in tutti nei versanti pescarese, aquilano e teramano (pare per colpa di un barbecue). Da noi gli incendi e il dissesto idrogeologico sono vissuti fatalisticamente, come calamità naturali. E così come i recenti terremoti non ci hanno insegnato a predisporre piani di intervento preventivo, allo stesso modo i devastanti incendi sul Gran Sasso hanno mostrato una carente difesa del territorio e una totale mancanza della cultura della prevenzione. I costi economici, sociali e ambientali di queste sottovalutazioni però riguardano tutti noi e sono enormi; come sono enormi poi i sacrifici umani e il dispendio di risorse economiche necessari per limitare i danni.  

LE REAZIONI DEL MOVIMENTO 5 STELLE E SEL. Per il Movimento 5 Stelle e per  SEL il governo della regione si è reso responsabile del mancato  intervento tempestivo  per spegnere gli incendi sul Gran Sasso. Il segretario regionale di SEL Daniele Licheri ha affermato che siamo in presenza di un episodio "gravissimo frutto di gravissime leggerezze", aggiungendo poi che " incuria e delinquenza sono intollerabili. Per questo porteremo il caso in parlamento". Per Pettinari, il consigliere regionale dei 5 Stelle, " la mancanza di mezzi di soccorso sul Gran Sasso è sotto gli occhi di tutti, l’origine del rogo ha visto i primi interventi di mezzi speciali dopo ore ed ore". Sempre per l'esponente pentastellato " Non è la prima volta che il nostro territorio è vittima di incidenti come questo; non investire le dovute risorse per far fronte alle emergenze è un segno di grave negligenza". Anche la Coldiretti Abruzzo, organizzazione certamente non tacciabile di essere prevenuta verso il governo regionale, riferendosi ai gravi danni all'agricoltura provocati dal clima torrido dell’estate 2017, solleva velate critiche  quando afferma che “è necessario passare dalla gestione dell’emergenza ad una cultura della prevenzione”.

NEGLI ULTIMI 50 ANNI LA TEMPERATURA IN ABRUZZO E AUMENTATA DI UN GRADO. Eppure la necessità di affrontare in modo nuovo l'emergenza ambientale era ben presente nell'agenda della Regione, tanto che nel  giugno scorso il sottosegretario alla presidenza della giunta Mario Mazzocca in una conferenza stampa ha presentato il documento propedeutico alla redazione del Piano di adattamento ai cambiamenti climatici frutto della partecipazione dell’Università “G. D’Annunzio” Chieti-Pescara, della Struttura regionale, del Centro di Documentazione Conflitti Ambientali Abruzzo. In quell'occasione Il sottosegretario ha illustrato le linee guida  di ben 50 anni della nostra regione, sottolineando che dal 1960 al 2015, le temperature medie in Abruzzo sono aumentate di un grado mentre sulla costa e sulle aree pre-collinari invece l'aumento è stato più evidente. Mazzocca ha anche evidenziato Il dato allarmante della siccità. Infatti tra il 1991 e il 2015 le stagioni estive sono state notevolmente più aride rispetto ai 30 anni precedenti. Se, come risulta abbastanza chiaramente  dalle parole dell'esponente regionale, il pericolo di una crisi ambientale fosse ben noto, la logica conclusione è che chi ci governa, sia impotente a fronteggiare la gravissima emergenza ambientale destinata a protrarsi nel tempo pur essendo consapevole della sua drammatica attualità. 

C.M.