Finanza. Mercati emergenti: rischi o opportunità?

Non siamo di fronte ad un problema strutturale ma ciclico; i bond e le azioni dei paesi emergenti potrebbero tornare di moda.

Finanza. Mercati emergenti: rischi o opportunità?

FINANZA, MERCATI EMERGENTI: RISCHI O OPPORTUNITA'? I mercati emergenti sono stati sicuramente i principali protagonisti nell’ultimo ciclo culminato con la crisi del 2008. Tutti ricorderanno il famoso acronimo BRIC (Brasile, Russia, India. Cina) termine coniato da Jim O’Neill di Goldman Sachs, che rappresentava i quattro principali paesi emergenti. Tutti consigliavano di detenere una parte rilevante del portafoglio in mercati emergenti, ma sia dopo la crisi del 2008 che negli ultimi anni, dove abbiamo assistito ad una certa ripresa dell’economia, questi paesi sono rimasti indietro. In un mio precedente articolo, lo scorso novembre, facendo riferimento al mercato obbligazionario, consigliavo di cominciare a liquidare posizioni sul reddito fisso a favore di corporate, high yield ma soprattutto bond emergenti in valuta locale. A conferma di ciò negli ultimi mesi si è assistito ad un flusso importante proprio sui bond emergenti. Il 2014 è stato sino ad oggi un anno buono per gli investitori nelle obbligazioni dei mercati emergenti. L’indice JP Morgan EMBI ha registrato una performance pari a +8,45% (in dollari usa) nei primi cinque mesi dell’anno, rendendo le obbligazioni emergenti una delle asset class più performanti nell’universo del reddito fisso. I fondamentali in alcuni paesi hanno mostrato segnali di peggioramento e le prospettive di crescita in alcuni casi sono state riviste al ribasso. Tuttavia, rispetto ai paesi sviluppati, i fondamentali di tali mercati rimangono relativamente forti. Nonostante il debito emergente continui ad essere caratterizzato da periodi di volatilità, è possibile che gli investitori obbligazionari continueranno a considerare tale asset class come parte integrante della loro esposizione globale. Anche sull’equity c’è valore ed opportunità. Non siamo di fronte ad un problema strutturale dei mercati emergenti ma piuttosto ad un problema ciclico. Ad esempio paesi come Cina ed India non hanno consumato ed hanno avuto tassi di crescita più bassi, inferiori rispetto alle aspettative. Cosa intendo dicendo non hanno consumato, che siamo in una fase nuova di crescita economica, non più basata sulle esportazioni ma soprattutto sui consumi interni. Solo in questi paesi ci sono oltre due miliardi di persone. La Cina è passata da paese esportatore a paese basato sui consumi locali, sulla crescita interna, consumi fino ad oggi più deboli rispetto alle aspettative; anche l’intervento statale è stato più basso rispetto alla precedente crisi dove per intervento statale intendo quello legato alle infrastrutture, con costruzioni di strade, aeroporti,ecc. volano per la crescita economica. Quindi molti operatori negli ultimi tempi hanno limitato la loro esposizione sui mercati emergenti. Alcuni istituzionali e grandi investitori però stanno cominciando a tornare oggi su questi mercati. I consumi non sono ancora cosi elevati, ma stanno cominciando a crescere, non sono ancora cosi vigorosi ma sono di nuovo positivi, c’è un’inversione positiva al trend in atto. Inoltre bisogna dire che il debito pubblico e privato di tali paesi è la metà dei paesi sviluppati ed il tasso di crescita intorno al 5% rispetto ad una media del 2% dei paesi sviluppati, le opportunità soprattutto nel lungo termine sono sicuramente li.

Analizzando proprio l’indice MSCI emerging market notiamo come dopo la crisi del 2011 scaturita dai paesi periferici europei,  i mercati sviluppati, grazie anche agli stimoli delle banche centrali, sono continuati a crescere, mentre i mercati emergenti sono rimasti indietro attraversando una fase congiunturale e tecnica laterale. A  mio avviso quindi c’è valore su questi mercati e contestualmente un buon gap da recuperare.   

 

Andrea Iacone

Consulente Finanziario

 

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