Elezioni Sevel. L'ira di Acerbo

«Bonanni è uno spudorato»: queste le parole del consigliere di Rifondazione sulla vittoria della Fiom

Elezioni Sevel. L'ira di Acerbo

BONANNI ALLA SEVEL - Il Consigliere di Rifondazione comunista Maurizio Acerbo si affida ad un vecchio canto socialista - «E' la libertà non viene perché non c'è l'unione crumiri col padrone son tutti da .... Aoilìoilìoilà"» - per commentare la visita alla Sevel di Raffaele Bonanni. Il segretario nazionale della CISL era, infatti, venuto in Abruzzo per festeggiare il risultato del sindacato Fim-Cisl alle elezioni delle Rsa nello stabilimento di Val di Sangro. «E' qui - ha detto Acerbo - per celebrare la vittoria a tavolino della sua linea da sindacato giallo. Questo Scilipoti del sindacalismo con una spudoratezza senza limiti si è presentato ai cancelli della Sevel per vantare davanti alle telecamere i risultati del suo sindacato nelle elezioni concordate con Marchionne». Un'accusa forte che trova le sue ragione - stando a quanto riferito da Acerbo - nell'esclusione della partecipazione al rinnovo delle Rsu del sindacato della Fiom-Cgil per il il mancato accordo sul contratto colettivo nazionale.

ACERBO SU MARCHIONNE - Per il consigliere di Rifondazione il colpevole di questa situazione è l'Ad del Gruppo Fiat, Sergio Marchionne, reo - secondo Acerbo - «di tutelare i sindacati che accettano la linea dell'azienda torinese». «I suoi diktat - ha spiegato - concordando l'esclusione della FIOM dalle elezioni per il rinnovo delle rappresentanze aziendali hanno compiuto un'azione di fascismo aziendale peggiore di quello degli anni '50 perchè allora l'agibilità sindacale non era negata alla Fiom come sta accadendo ora negli stabilimenti FIAT». Dunque: una vittoria a metà per il numero uno della Fiom Bonanni oppure, invece, ha torto Acerbo perchè l'esclusione del sindacato di Susanna Musso è stata una scelta volontaria? «Quelle che contano - ha concluso Acerbo riferendosi alle elezioni - le hanno vinte i lavoratori e le lavoratrici che nel segreto dell'urna hanno espresso annullando la scheda la propria dignità e il sotegno alle proprie organizzazioni sindacali».

Marco Beef