Allora Chiodi, ci muoviamo?

Il popolo dei ciclisti è stufo delle chiacchiere: «Che fine ha fatto la legge regionale sulla mobilità ciclistica?»

Allora Chiodi, ci muoviamo?

MOBILITA', DOV'E' LA LEGGE? - Non si è ancora spenta l'eco della Biciclettata Adriatica di domenica scorsa che subito il popolo dei ciclisti si fa risentire. E lo fa per chiedere, a gran voce, forte anche delle oltre 600 persone che hanno partecipato alla pedalata domenicale, e alle altre centinaia che, in tutto Abruzzo, quotidianamente usano le due ruote per spostamenti di lavoro, di svago e per sport, l'approvazione della Legge Regionale sulla mobilità ciclistica, che ormai da anni giace su qualche scrivania del Consiglio Regionale. «E' una proposta di legge sicuramente migliorabile - dichiara un portavoce del Coordinamento Ciclabili Abruzzo Teramano, una delle associazioni che ha promosso la normativa - ma che, se velocemente approvata, può, con costi irrisori per le amministrazioni, risolvere molti dei problemi che bloccano, attualmente, la mobilità ciclistica nella nostra regione».

LA PROPOSTA SOSTENIBILE - La proposta di legge aggiorna e integra la LR 72/99 (derivante dalla Legge n. 366/1998 recante "Norme per il finanziamento della mobilità ciclistica") rendendola non più una legge di finanziamento (tra l'altro rimasta pressochè inattuata, vista la scarsità di fondi), ma una norma operativa. (vedi http://www.abruzzoinbici.it/documenti/proposta_legge_regionale_abruzzo_bici.pdf)
Vengono previsti appositi servizi presso Regione, Province e Comuni, che si occupano di mobilità ciclistica, e l'inserimento negli strumenti di pianificazione ordinari (Piani Regionali, Piani Territoriali Provinciali, Piani Regolatori Comunali) di reti di percorsi ciclabili e zone a traffico moderato, dove ciclisti e pedoni possano transitare in sicurezza. «La stessa Regione Abruzzo - continua il Coordinamento Ciclabili - che da una parte incentiva il ciclo turismo, con la pubblicazione di una guida degli itinerari su strada, si dimentica che gli stessi itinerari, per essere credibilmente usufruibili da turisti italiani e stranieri, debbono rispondere a requisiti di transitabilità e sicurezza che, attualmente, non sono garantiti. Corriamo il rischio di richiamare cicloturisti da tutta Europa e consegnargli itinerari molto ben pubblicizzati ma, di fatto, impercorribili, con conseguenze negative immaginabili» E così una semplice legge potrebbe coordinare interventi e ottimizzare finanziamenti, promuovendo il recupero di percorsi esistenti, ex tracciati ferroviari, strade rurali, ecc., e codificando comportamenti virtuosi che favorirebbero gli spostamenti urbani in bicicletta.
SOLITI CHIACCHIERONI - «Tutti i nostri amministratori si dicono a favore dell'uso della bicicletta sia in ambito urbano che extraurbano, per gli spostamenti quotidiani e per lo svago e il turismo - proseguono le associazioni di ciclisti - ma poi, alla resa dei conti, non riescono neppure a mettere in atto procedure semplici, come creare zone 30 in città o posizionare rastrelliere per bici nei punti strategici quali scuole, centri commerciali, uffici, ecc.. E' ora di passare dalle tante parole ai fatti, e l'approvazione della legge è un primo passo, anzi, un primo colpo di pedale».
L'appello è stato lanciato, ora resta di vedere se sarà accolto.