Denuncia "pizzo" e ... Stato

Storia della collaboratrice Valeria Grasso, titolare di palestra a Palermo, che ha denunciato la cosca Madonia

Denuncia "pizzo" e ... Stato

DENUNCIA LA MAFIA. LA STORIA DELLA COLLABORATRICE VALERIA GRASSO. Valeria Grasso ha avuto un grande coraggio: quello di denunciare gli estortori del clan Madonia, che a Palermo le chiedevano il pizzo per assicurare una gestione "serena" della propria palestra. Così facendo, tuttavia, ha sacrificato per sempre la propria pace personale e la tranquillità della sua famiglia per contribuire alla maggiore sicurezza di tutti i cittadini palermitani oltre che a contribuire a debellare l'odioso fenomeno del "pizzo". Sette anni dopo quella denuncia la signora Grasso è entrata nel programma di protezione per testimoni di Giustizia del Ministero dell'Interno e ora vive in località protetta. Tutto bene, direte voi? E, invece sentite cosa ci racconta la collaboratrice di giustizia. «I primi quattro mesi sotto protezione - spiega Valeria Grasso - li ho passati in albergo coi figli, in attesa della consegna di una nuova abitazione. Il contributo economico mensile riconosciuto ai testimoni di Giustizia mi viene immediatamente decurtato del 50%, giustificando il taglio con la copertura delle spese di vitto nelle strutture alberghiere. Ottenuta la nuova abitazione, sopraggiungono ulteriori tagli: 350 euro a settembre 2012 e mille euro complessivamente a ottobre e novembre 2012. Il 18 ottobre scorso, la Direzione Centrale della Polizia Criminale pubblica un documento che recita: “L’ammontare delle trattenute operate sul contributo mensile (della Grasso ndr) è di un totale complessivo pari a euro 3.228,65”. Di questi, oltre 1.800 euro sarebbero dovuti “per spese extra effettuate durante la permanenza in strutture ricettive, con formula di pensione completa, relative a bar, minibar, frigobar e pay tv”». Una somma che Valeria Grasso riconosce solo parzialmente, ovvero per 360 euro. La procedura contabile del programma di protezione prevede, infatti, che gli alberghi fatturino direttamente al Ministero degli Interni, il quale altro non può fare se non saldare le somme addebitate. Da parte sua, Valeria Grasso non ha firmato alcuna ricevuta e tantomeno può intraprendere azioni civili che dichiarino false le fatture, le quali, essendo intestate al Ministero, non possono essere annullate. 

L'ULTIMA BEFFA. L'ultima beffa è coincisa con le recenti festività pasquali. «Mi hanno tolto altri 450 € di spese extra - commenta la signora Grasso - di cui non ho mai usufruito. Inoltre, la cosa più orribile è che hanno cancellato anche la quota del contributo relativa al mantenimento di mia figlia! Mia figlia è a Palermo dai nonni; lontana da me. E' tornata a causa di una fortissima depressione! I medici per non farle perdere l'anno scolastico hanno suggerito il ritorno momentaneo nella sua scuola e lo Stato cosa fa? Senza dirmi nulla, mi accorgo che hanno eliminato il contributo per il mantenimento di mia figlia! Chi dovrebbe occuparsi di lei? Ho veramente bisogno di aiuto per rendere nota questa gravissima situazione. Sono troppo addolorata e arrabbiata!». Insomma, se questo è il trattamento riservato a chi decide di rompere con un meccanismo omertoso e criminale allora sarà sempre più dura trovare persone disposte a cambiare completamente la propria vita per collaborare con le Istituzioni e consentire il prosperare della legalità nella nostra società.

Marco Beffe