Delitto Rigante. Stop giudizio

I legali di Massimo Ciarelli depositano istanza per il clima di forte tensione. Taormina shock: «Pescara città razzista»

Delitto Rigante. Stop giudizio

CLIMA DI TENSIONE. SI FERMA IL PROCESSO RIGANTE? Non è certamente un clima sereno quello che si respira intorno alla vicenda dell'omicidio di Domenico Rigante. Che alla base ci sia una regia oppure una strategia difensiva è impossibile dirlo ma le dichiarazioni dell'avvocato del principale imputato Carlo Taormina, già autore di alcune frasi shock rese all'indomani della rissa sfiorata in tribunale tra i parenti degli accusati e gli amici della vittima (Leggi), certamente non aiutano a rasserenare gli animi. «Pescara è una città razzista», ha fatto intendere nel ricorso il legale del presunto assassino Massimo Ciarelli. Insieme col l'altro collega Franco Metta hanno, infatti, depositata in Cassazione, lo scorso 2 maggio, un'istanza con la quale si chiede lo spostamento del processo in un altro tribunale a causa del clima di forte tensione. Questo episodio costringerà il giudice Gianluca Sarandrea a sospendere le udienze in attesa della decisione della Corte Suprema che dovrebbe giungere non prima di due mesi. Il papa di Domenico, Pasquale Rigante, ha sempre detto dall'inizio di questa vicenda «mio figlio è stato ucciso a Pescara ed a Pescara dovrà avere giustizia».

Redazione Independent