D'Alfonso e Renzi quasi amici

Dalla (reciproca?) malsopportazione a un rapporto idilliaco, ecco come si è evoluto il dialogo tra due big del Pd: Luciano e Matteo. Nel nome di Delrio

D'Alfonso e Renzi quasi amici

ORA SONO QUASI AMICI. “C’eravamo tanto ignorati (e non amati)”. O meglio, “Ci ameremo ancor di più”, visto che fino a poco tempo fa tra i due non sembrava scorrere buon sangue. E non certo per volere di Luciano. Oggi, invece, tra il governatore D’Alfonso e il premier Matteo Renzi i rapporti hanno fatto un salto di qualità e sono nettamente migliorati, al punto tale che ci sentiamo di definirli “quasi amici” prendendo in prestito il titolo da un celebre film.

LA MIA STORIA CON TE. Facciamo un breve excursus fino ai giorni nostri, in modo da ripercorrere velocemente la vicenda. Il Faraone è sempre stato un pezzo grosso del Pd abruzzese (ha anche ricoperto l'incarico di segretario regionale dei Dem), mentre dell’ex rottamatore è persino superfluo ricordare come la sua scalata ai vertici nazionali del partito sia stata irresistibile e inarrestabile, fino a condurlo a Palazzo Chigi. In comune i due hanno, oltre a un indubbio carisma che fa rima con leadership, anche il destino di essere stati sindaci e presidenti di Provincia: D’Alfonso a Pescara, Renzi a Firenze. Non si tratta di un particolare secondario, perché ci aiuta a capire che due galli nel pollaio difficilmente possono convivere.

DUE GALLI NEL POLLAIO. In effetti, almeno all’inizio, è andata così: dalla campagna elettorale silenziosa che ha poi portato il Faraone alla vittoria delle Regionali senza che Matteo si affacciasse mai una sola volta in Abruzzo, fino agli annunci di visita di Renzi in quel dell’Aquila che sapevano molto di Godot, dal momento che non si concretizzavano mai. Poi finalmente la pace, via Graziano Del Rio, e una chiara inversione di rotta, con l’inizio di un nuovo rapporto fatto (almeno all’apparenza) di maggiore complicità e affinità. Tanto è vero che questa mattina D’Alfonso non è mancato alla conferenza stampa che il presidente del consiglio ha tenuto a Palazzo Chigi, postando sulla sua pagina FB anche una foto in cui i due sono immortalati mentre chiacchierano amabilmente.

L'ASCOLTO DELLE RAGIONI DELL'ALTRO. D’altronde, in un consiglio regionale di inizio 2015, il governatore spiegò che "200 anni fa la selezione della classe dirigente avveniva attraverso il conflitto, la spada, la forza fisica. Non c'era spazio per l'ascolto delle ragioni dell'altro". Oggi, al contrario, secondo il Faraone si rende necessario un confronto continuo con l’altro da sé. E questo “altro da sé” potrebbe essere, nel nostro caso, proprio il premier Renzi. Anche perchè, diceva sempre D'Alfonso, "noi dobbiamo evitare che la storia venga reincontrata. C'è già stata? Basta!". Appunto: basta, smettiamola. Tanto ormai siamo quasi amici.

Federico Di Sante