Clamorosa vittoria dei disabili che protestano perchè è finito il tempo del silenzio

Le Carrozzine Determinate occupano la Regione Abruzzo nonostante la presenza delle forze dell'ordine e costringono il Palazzo ad obbedire al volere di chi è dalla parte dei più deboli

Clamorosa vittoria dei disabili che protestano perchè è finito il tempo del silenzio

BUON COMPLEANNO E CLAMOROSA VITTORIA DELLE CARROZZINE DETERMINATE. Clamorosa vittoria, ancora una volta esempio di chi lotta per la la giustizia e per i diritti umani, delle Carrozzine Determinate che, nel giorno del quinto compleanno dell'associazione, occupano la sede della Regione Abruzzo e costringono gli uffici del palazzo di viale Bovio, e non solo, a risolvere il problema burocratico del mancato pagamento di 25 tirocini del progetto Habilmente. Claudio Ferrante, leader di questo splendido gruppo insieme a Giulia Sidnoni e che, come abbiamo detto, andrebbero presi d'esempio per le estreme abilità nella lotta sociale, ha chiamato a rapporto l'assessore regionale Marinella Sclocco ed il governatore Luciano D'Alfonso i quali si sono messi subito a disposizione per concludere positivamente questa brutta pagina che altri giornali spiegheranno meglio del nostro AbruzzoIndependent.it. Altrimenti, come ha spiegato lo stesso Ferrante, si sarebbero dovuti decurtare lo stipendio e dimettersi perchè la disabilità è la prima causa di povertà al mondo. Oltre l'80% dei disabili, infatti, non trova un lavoro ed è disoccupato. Dunque, risultava francamente imbarazzante, anche se per ragioni ritenute legittime, il ritardo del pagamento di questi 60mila euro da parte di un Ente pubblico verso chi, affetto da disabilità, ha svolto con emozione, determinazione e partecipazione quanto richiesto dal progetto gestito dall'Enfap. Insomma, una storia dolceamara che però ha molto da insegnare. Nel nostro caso, che li seguiamo da alcuni anni, è stato esattamente così. Grazie per il contributo al miglioramento del nostro luogo dove la malattia, la diversità, vengono ancora considerati come un problema e non come una grande opportunità di crescita culturale per abbattere ogni tipo di "barriere".

Marco Beef