Chiude pure medicina legale

Dopo lo smantellamento del 123°esimo Reggimento un'altra brutta tegola per l'occupazione. Allarme dei sindacati

Chiude pure medicina legale
CHIUDE PURE MEDICINA LEGALE. Un altra tegola sta per abbattersi sui livelli occupazionali della città di Chieti già penalizzata dallo smantellamento del 123 Reggimento "Chieti". Si tratta della probabile chiusura del Dipartimento Militare di Medicina Legale entro il corrente anno. Il pessimismo è giustificato se si pensa che, con il riordino delle province, esiste pure la malaugurata ipotesi, tra le altre, dello spostamento degli uffici provinciali della Prefettura e della Questura nella città adriatica. Amministrazione provinciale, comunale, organizzazioni sindacali e datoriali e tutti i politici, senza distinzione di colore, guardano a questo scenario con viva preoccupazione.
L'IDEA: ACCORPARE LE STRUTTURE. L'ultimo ordine del giorno è quello del Consiglio provinciale di Chieti che ha approvato, all'unanimità, un ordine del giorno proposto dal Presidente Enrico Di Giuseppantonio sulla soppressione del Dipartimento Militare di Medicina Legale di Chieti ospitato presso la caserma "Bucciante". Il Consiglio delega il proprio Presidente ad intraprendere ogni iniziativa utile a scongiurare la soppressione dell'Ente. Il documento, siglato dalle organizzazione sindacali (cgil, Cisl, Uil e Filp), ripreso da Di Giuseppantonio propone "l'avvio di forme di accordo tra l'Amministrazione della Difesa e Asl per favorire lo scambio oneroso di servizi e prestazioni a carattere ambulatoriale, di laboratorio, vaccinale, ed altri eventuali ausili con notevole utilità per i cittadini".

LA LETTERA DEL SINDACO. Anche Il Sindaco Di Primio scrive al Ministro della Difesa ammiraglio Gianpaolo  per scongiurare la chiusura del dipartimento Militare di Medicina Legale entro il 2012. Il Sindaco, al di là dei posti di lavoro perduti, pone l'accento sull'efficienza che si perderebbe con la soppressione della struttura. Infatti 121.000 sono le prestazioni erogate dall'Ospedale "i cui ricavi hanno fatto si che la struttura stessa non gravasse sulle casse pubbliche". Di Primio conclude il ragionamento affermando che la  soppressione della struttura non comporterà alcun beneficio sulla spesa pubblica
C.M.