Chi ha ucciso l'artigianato?

In tre mesi spariscono 762 imprese. Cna: «Peggior dato tra le regioni italiane. Peggio solo 14 anni fa»

Chi ha ucciso l'artigianato?

ABRUZZO. IN TRE MESI SCOMPARSO L'ARTIGIANATO. Ci sono numeri che fanno paura soltanto a leggeri. Siamo abituati allo stillicidio quotidiano (suicidi di imprendiori, dati economici da bollettino di guerra) ma il fatto che in 90 giorni siano sparite dalla geografia del territorio ben 762 imprese artigiane, cioè quasi il numero totale (825) dell'intero 2012, deve far riflettere chi di dovere. A denunciare la gravità della crisi è uno studio della Cna Abruzzo «La flessione registrata dall'artigianato abruzzese tra gennaio e marzo - ha detto Aldo Ronci - presenta davvero caratteri "epocali": peggior risultato tra le regioni italiane, peggiore da 14 anni a questa parte, cancellazioni più che doppie rispetto alle iscrizioni». Il decremento percentuale delle nuove imprese artigiane è stato del 2,17%: un valore superiore del 50% rispetto a quello medio italiano (-1,47%) che vale addirittura l'ultimo posto della graduatoria nazionale. Per usare un termine di paragone, nel 2010 il decremento fu di 170 aziende, mentre ora si attesta a 762, frutto della differenza tra il numero enorme di cancellazioni (1.456) e le esigue nuove iscrizioni (694).

MALE L'AQUILA, TERAMO E CHIETI. La crisi dell'artigianato si avverte in tutte e quattro le province abruzzesi ma con Teramo Chieti e L'Aquila che decrescono più vistosamente (rispettivamente di 224; 222; 170 unità) rispetto a Pescara (-146). Le attività più colpite dalla crisi sono le imprese di costruzioni - «letteralmente "demolite" (-430 nella regione, con il -111 della provincia aquilana che appare incredibile in un territorio martoriato dal terremoto e tuttora oggetto di una mancata ricostruzione) all'industria (-157)», così Ronci -, dei servizi (-122) alle riparazioni di auto e apparecchi per la casa (-52), fino all'agricoltura (-19). 

Redazione Independent