Balneatore pescarese contro il collega Flavio Briatore

Su facebook Pierluigi Tucci (Il Moro-Lido Pinalba): «tu sei la rovina della nostra categoria. Quanto fai pagare al Twiga?»

Balneatore pescarese contro il collega Flavio Briatore

BALNEATORE PESCARESE CONTRO IL "COLLEGA" FLAVIO BRIATORE. «Caro Briatore, tu sei la rovina della nostra categoria, voglio ricordare che sei stato radiato dalla Formula Uno perché baravi. Come il circo della Formula Uno ti ha espulso anche noi veri balneatori non ti vogliamo adesso e non ti vogliamo domani». Comincia così il durissimo j'accuse del balneatore Pierluigi Tucci, titolare insieme al fratello Ezio ed alla famiglia De Gabrielis, dello stabilimento balneare Il Moro-Lido Pinalba sul lungomare di Pescara contro il "collega" imprenditore più famoso d'Italia. «Io - continua Tucci su facebook - insieme alla mia famiglia lavoriamo anche 20 ore al giorno con la collaborazione, in alta stagione, di 43 dipendenti regolarmente assunti, grazie ai quali riusciamo a offrire servizi a prezzi ragionevoli, che gli stessi, al Twiga (Forte dei Marmi) occorrebbe richiedere un mutuo per poterne usufruirne. Al contrario di noi, tu sei in Sardegna, nudo, a prendere il sole sul tuo panfilo. Ti dichiari disponibile a pagare un canone di 200.000 euro, ma ometti di dire le tariffe dei tuoi servizi. Caro Flavio esiste una differenza tra di noi e te. Io sono un balneatore, mentre tu sei un affarista». Secondo Tucci, infatti, Briatore sarebbe favorevole alle aste delle concessioni balneari, slittate recentemente al 2017, che scipperebbero a migliaia di famiglie attività messe in piedi col sacrificio di una vita. «Il progetto “sdemanializzazione” - conclude il gestore de Il Moro-Lido Pinalba - punta a due obiettivi: salvare 100.000 famiglie e contribuire al risanamento del bilancio dello stato. Tutto il resto é menzogna».

LA NOSTRA OPINIONE. Chi scrive conosce personalmente la famiglia Tucci ed è testimone della loro grande professionalità e della squisita qualità dei servizi che la loro attività offre ai clienti e non. Lo stabilimento Il Moro-LIdo Pinalba rappresenta, infatti, un'eccellenza dell'imprenditoria locale: il suo nome varca i confini regionali per la gradissima passione che i proprietari nutrono, senza scopo di lucro, verso il mondo dello sport. Ma sull'idea di vendere le spiagge italiane (o una parte di esse sottraendola al demanio) non siamo assolutamente d'accordo. Se si procedesse, come recentemente suggerito da esponenti del Pdl al Governo Letta, con cosiddetta "sdemanizzazione" di una proprietà di tutti i cittadini, per recuperare quelle risorse necessarie a far funzionare inefficienze o finanziare costosissime, inutili, attrezzature militari (i famosi caccia) ovvero opere pubbliche che non servono a nessuno, se non alle banche ed alle ditte appaltatrici (La Tav), cosa resterebbe del nostro Paese? E, poi ancora: perchè invece non vendere Venezia o Il Colosseo oppure il Monte Bianco, che è bello alto e si potrebbero fare affari d'oro? Perchè proprio le nostre spiagge che non osiamo immaginare recintate ed accessibili, se non dietro il pagamento di un qualune gabello? La realtà, a nostro avviso, è che lo Stato debba incentivare l'impresa italiana, difenderle dall'ingiusta tassazione e dalla precarietà di leggi ingiuste. Ma, anche e soprattutto, eliminare i privilegi ed i conflitti che da sempre hanno frenato la nostra economia e l'autodeterminazione delle generazioni future. Come, ad esempio, il caso del balneatore di Amalfi che paga soltanto 12mila euro all'anno per una concessione esclusiva, in uno dei luoghi più esclusivi del mondo. E' giusto? No. Il nodo del problema è questo. Stop agli spechi ed all'inefficienza dello Stato, via l'ingiusta pressione fiscalità ed il privilegio riservato a pochi da troppo tempo. Ecco.

Marco Beef