Arrestati due pescaresi invischiati nel mega business della prostituzione

Scoperto un giro d' affari da capogiro, trenta appartamenti in tutta Italia dove prostitute e transessuali vendevano il proprio corpo. Coinvolte sette persone in totale

Arrestati due pescaresi invischiati nel mega business della prostituzione

ARRESTATI DUE PESCARESI NEL BUSINESS DELLA PROSTITUZIONE. A conclusione di un’articolata indagine, condotta dalla Polizia di Stato, la Squadra Mobile della Questura di Pescara, con il concorso delle Squadre Mobili di Milano, Lecce e Genova, ha dato esecuzione a cinque misure cautelari, disposte dal G.I.P. presso il Tribunale di Pescara, dr.Nicola Colantonio, nei confronti di altrettanti soggetti, quattro dei quali, finiti in carcere perché ritenuti parte di un’associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento ed allo sfruttamento della prostituzione, mentre un quinto soggetto, una donna, è stato posto agli arresti domiciliari ed è chiamato a rispondere dei soli reati di favoreggiamento e sfruttamento.

Sono tuttora ricercate altre due componenti il sodalizio criminoso.

Le indagini, dirette dal Sostituto Procuratore della Repubblica dr.ssa Rosangela Di Stefano, hanno consentito di far luce su un articolato sistema che, attraverso il reperimento di alloggi da destinare all’esercizio del meretricio e la pubblicazione degli annunci su siti specializzati, consentiva di trarre ingenti profitti dalla prostituzione altrui.

Sette in totale le persone indagate, di cui sei ritenute facenti parte di una stabile ed organizzata struttura criminale.

Gli investigatori della Squadra Mobile di Pescara, grazie anche all’ausilio di intercettazioni telefoniche, hanno scoperto diverse case d’appuntamento, in tutta Italia, riconducibili all’organizzazione.

I clienti erano soliti telefonare a delle utenze pubblicate sui siti specializzati, cui in realtà rispondeva non direttamente la prostituta ma, dalla Spagna, a mò di “call center”, una donna, tuttora latitante, che procedeva poi a indirizzare la clientela verso le diverse case d’appuntamento sparse nella penisola.

Tramite alcuni fidati collaboratori, che si recavano presso le prostitute per riscuotere la percentuale sugli incassi, la donna, indagata oltre che per il reato associativo anche per lo sfruttamento ed il favoreggiamento della prostituzione, traeva vantaggio economico dalle prestazioni sessuali delle ragazze. Le indagini della Sezione Criminalità Organizzata e Straniera della Mobile pescarese sono partite nel novembre del 2017, a seguito di un intervento di polizia in un appartamento di questo centro cittadino, dove le Volanti della Questura hanno identificato una giovane prostituta albanese, che aveva da pochi giorni preso in affitto quell’immobile per l’esercizio della sua attività.

Attraverso una complessa attività scandita da acquisizioni documentali, escussioni di testimoni, perquisizioni ed analisi dei dati telefonici degli indagati, si è appurata l’esistenza della organizzazione criminale, composta da 4 uomini italiani e 2 donne, entrambe straniere.

Tra gli associati un ruolo di primo piano era svolto da due pescaresi F.S., 28 anni e D.T., 26 anni, i quali avevano addirittura costituito una vera e propria società per procacciare gli immobili da affittare poi, a prezzi fuori mercato, a donne e transessuali intenzionati a prostituirsi.

I predetti avevano in questo modo reperito e affittato, a titolo oneroso, solo a Pescara, circa una decina di appartamenti in cui si svolgeva attività di prostituzione.

Altri immobili erano stati presi in affitto dai due soggetti pescaresi e poi impiegati per la medesima finalità, in Roma, Firenze e Milano.

Ai predetti è stata, tra l’altro, sequestrata una postepay, intestata ad una terza persona, utilizzata per riscuotere i compensi dalle prostitute, che effettuavano ricariche sulla carta dopo averne ricevuto per foto gli estremi.

L'organizzazione aveva in disponibilità appartamenti anche nelle città di Genova, Ferrara, Mantova, Cremona, Piacenza, Parma, Brescia, Lecce, Sammichele di Bari, Varese, Modena, Legnano e Gallarate.

Detti appartamenti erano messi in disponibilità delle singole prostitute (che rimanevano solo per pochi giorni, per poi recarsi in un'altra casa d’appuntamenti riconducibile al sodalizio) dagli associati, che assicuravano così alle ragazze alloggio e pubblicizzazione degli annunci.

Nel corso dell’indagine sono stati individuati circa 30 appartamenti destinati al meretricio, mentre sono circa 20 le ragazze ed i transessuali, di nazionalità albanese, rumena e sudamericana, di cui il sodalizio sfruttava e favoriva la prostituzione.

Oltre ai due pescaresi, risultano indagati anche F.B., milanese di 52 anni, che aveva il compito di tenere i contatti con le prostitute e raccoglierne gli incassi ed A.S., 29 anni di Lecce, gestore di una struttura ricettiva in Lecce dove sono state rintracciate alcune prostitute sfruttate dall’organizzazione, il quale si occupava anche della pubblicazione degli annunci per conto delle ragazze.

H.G., colombiana di 37 anni, è indiziata di aver reperito appartamenti in Genova, affittati poi a prezzi fuori mercato alla prostituta di turno.

Due donne, attualmente ricercate, di nazionalità straniera, gestivano le fila dell’organizzazione. Una in particolare, dalla Spagna, raccogliendo le chiamate telefoniche dei clienti, li smistava verso le diverse case d’appuntamento, occupandosi anche di tenere i contatti con i pescaresi F.S. e D.T. e con il A.S. per il procacciamento degli alloggi. L’altra indagata, di nazionalità romena, era addetta al controllo ed alla riscossione del denaro provento dell’attività di prostituzione per conto del F.B.

Nel corso dell’indagine, con la collaborazione delle Squadre Mobili delle provincie interessate, sono stati eseguiti decreti di perquisizione domiciliare nelle case d’appuntamento, a seguito dei quali sono stati acquisiti importanti elementi di riscontro in ordine ai reati contestati.

Redazione Independent