Antonio inchioda i Ciarelli

Il gemello e gli altri sette testimoni hanno riconosciuto il 28enne rom: «E' lui. Era armato!». Riconosciuti i complici

Antonio inchioda i Ciarelli

OMICIDIO RIGANTE, L'INCIDENTE INCHIODA I CIARELLI - L'incidente probatorio, richiesto dal pm Salvatore Campochiaro, sul caso dell'omicidio di Domenico Rigante, 24 anni, ha confermato quanto nei giorni precedenti annunciato dalla polizia. «Le prove le abbiamo raccolte. Bisognava solo collocare gli imputati sulla scena del delitto», così aveva detto il primo dirigente della Squadra Mobile, Pierfrancesco Muriana, nei giorni successivi all'arresto degli imputati dell'omicidio del Primo Maggio. Oltre al magistrato della procura di Pescara c'erano anche i legali dell'imputato principale Massimo Ciarelli, gli avvocati Metta e Valentini, e i quattro presunti complici Luigi, Antonio, Angelo e il nipote Domenico Ciarelli, il fratello della vittima, Antonio Rigante e gli altri sette testimoni oculari, presenti la sera del delitto nell'appartamento in piaza Grue. Il confronto (all'americana) si è svolto durante tutto il pomeriggio ed è terminato solo poco fa.

IL CONFRONTO ALL'AMERICANA - Il confronto tra i testimoni ed i cinque imputati si è svolto nella "sala dei birilli", al primo piano della sezione Anticrimine nella Questura di Pescara. Gli agenti della Mobile hanno portato dei cosiddetti "figuranti" (due per ogni imputato) ed i testimoni hanno dovuto riconosceli. «Tutti gli imputati - ci ha spiegato al telefono Pierfrancesco Muriana - sono stati riconosciuti dai testimoni. I Ciarelli si erano presentati con un look diverso da quello delle foto: chi con i capelli rasati, chi con il pizzetto, chi era vestito uguale. Hanno provato a confondere le acque ma sono stati riconosciuti. In particolare Luigi Ciarelli che, insieme con Massimo, aveva in pugno una pistola». Al termine dell'incidente probatorio sono state verbalizzate le dichiarazioni dei testimoni, dopodichè tutti imputati e testimoni sono tornati nelle rispettive residenze: chi in casa, chi in carcere.

CIARELLI ROCONOSCIUTO DA TUTTI - Il legale del principale imputato Massimo Ciarelli, 28enne rom, pregiudicato, ha poi confermato che è stato riconosciuto da tutti i testimoni. «Tutti i testimoni - ha detto Franco Metta ai giornalisti - hanno collocato Ciarelli sul luogo del delitto, quasi tutti hanno detto che era in possesso di un’arma». Un'ammissione che pesa come un macigno in vista della fase processuale, presso la Corte d'Assise di Chieti (o forse di Campobasso) che vedrà l'imputato rispondere delle accuse di omicidio, tentato omicidio e violazione di domicilio. Ciarelli rischia l'ergastolo, o cumunque, una pena non inferiore ai 30 anni di reclusione. Per gli altri vale la stessa accusa, ma la loro posizione in sede processuale potrebbe affievolirsi. Ma intanto la macchina della giustizia, per una volta, sta lavorando bene per assicurare che i responsabili di questo atroce delitto paghino per la barbara esecuzione di un giovane padre di famiglia.

Marco Beffe