Anno nuovo, crisi vecchia: disoccupazione è in aumento, un giovane su due non lavora

A novembre il tasso di disoccupazione dei 15-24enni è pari al 39,4%. Serve il reddito minimo come in Emilia Romagna

Anno nuovo, crisi vecchia: disoccupazione è in aumento, un giovane su due non lavora

LAVORO: ANNO NUOVO MA STESSA CRISI PROFONDA. Il nuovo anno è iniziato nello stesso modo del precedente, anzi forse è anche peggiorato. Parliamo del lavoro perchè, a novembre, il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, cioè la quota di giovani disoccupati sul totale di quelli attivi (occupati e disoccupati), è pari al 39,4%, in aumento di 1,8 punti percentuali rispetto al mese precedente. A rilevarlo è l'Istituto Nazionale di Statitstica (Istat) che spiega che, dal calcolo del tasso di disoccupazione, sono per definizione esclusi i giovani inattivi, cioè coloro che non sono occupati e non cercano lavoro, nella maggior parte dei casi perché impegnati negli studi.

CHI SI PROCCUPA DEI "NON GIOVANI"? Non va meglio nelle restanti classi di età dove il tasso di occupazione, sempre a novembre, è sceso tra i 25-34enni (-0,4 punti percentuali), stabile tra i 35-49enni e cresciuto di pochissimo tra gli ultracinquantenni (+0,5 punti). Il tasso di disoccupazione è aumentato tra i 25-34enni (+0,8 punti) e i 35-49enni (+0,1 punti), mentre è diminuito nella classe 50-64 anni (-0,5 punti).

REDDITO DI CITTADINANZA O DIGNITA'. Insomma il problema, ormai consapevole più o meno ovunque, è che non è semplice creare lavoro di qualità in questa Italia dove non è facile fare impresa, a meno che non sei un genio, e dove la pressione fiscale resta molto alta. A pagarne le conseguenze sono le regioni meno industrializzate, quelle del centro-sud: moltissimi giovani della penisola hanno abbandonato il Paese per migrare all'estero in cerca di condizioni di vita migliori. Ma non è facile vivere e sopravvivere lontano dalla famiglia che spesso ha bisogno anche di aiuto. Serve una misura di supporto delle fascie di popolazione più indebolita dalla crisi economica: un reddito di cittadinanza o dignità gestito dai Comuni o dalle Regioni.

IL "CASO DELL'EMILIA ROMAGNA. In Emilia Romagna, dal 2017, arriverà il reddito minimo: fino a 400 euro al mese per 90mila cittadiniL’erogazione del contributo sarà, però, vincolata a percorsi di inclusione sociale e lavorativa: in pratica chi lo riceverà dovrà darsi da fare e dimostrare di volersi trovare un’occupazione. La misura costerà 70 milioni di euro: 35 provenienti dal Sia (Sostegno Inclusivo Attivo) e gli altri 35 integrati dalla stessa Regione. L'Abruzzo che aspetta?

Redazione Independent