Stalking. Ancora una vittima

Bussi - Arresti domiciliari per un 35enne con manie persecutorie nei confronti di una giovane barista aquilana

Stalking. Ancora una vittima

ARRESTATO UN GIOVANE PERSECUTORE - Questa mattina i carabinieri del Comando Stazione di Bussi, al servizio del maresciallo Francesco Macchia, hanno dato esecuzione all’ordinanza degli arresti domiciliari, emessa dal Gip del tribunale di Pescara dott. Gianluca Sarandrea su richiesta del Pm dott. Annarita Mantini, nei confronti di Giancarmine Di Ciccio, nato a Popoli (Pescara), 35 anni, residente a Bussi sul Tirino, con pregiudizi di polizia specifici. Sequestrati due cellulari in uso al denunciato sul quale gravano anche le prove raccolte dai militari durante gli appostamenti, servizi di osservazione, controllo e pedinamento per acclarare le continue persecuzioni da parte dello inseguimenti stalker.

TELEFONATE, SMS E PEDINAMENTI - Il giovane è accusato di atti persecutori nei confronti di una giovane ragazza aquilana, con la quale aveva avuto una brevissima relazaione, durata solo 10 giorni. Le azioni contestate dalla Procura sono diverse: un numero elevatissimo di chiamate, nel periodo compreso tra i mesi di dicembre 2011 ed aprile 2012, sia in orario notturno che mattutino; SMS dal contenuto minaccioso e denigratorio; oltre pedinamenti e appostamenti quotidiani, presso l'abitazione della ragazza e sul posto di lavoro (un locale di Popoli).

BIGLIETTI ANONIMI - Lo “stalker” - così possono essere definite le persone che compiono atti di persecuzione -  usava affiggere biglietti, in forma anonima, sull’auto della ragazza ovvero sul portone dell'abitazione per segnalare la propria presenza in prossimità dei luoghi che la ragazza frequentava.

INSEGUIMENTI IN MACCHINA - Frequenti anche i pedinamenti in auto lungo il tragitto che la giovano doveva compiere, ogni giorno, per recarsi sul posto di lavoro. Il Di Ciccio - come riportato dagli inquirenti - avrebbe costretto la giovane ad interrompere il proprio percorso di marcia in modo brusco, addirittura col pericolo di farla finire in fondo alla carreggiata. Gli sono contestate anche altre manovre pericolosissime che, per fortuna, non hanno portato conseguenze per la salute di entrambi ovvero di altri automobilisti

IL FALSO CARABINIERE - Da rilevare una incredibile telefonata nella quale il Di Ciccio si è spacciato per un Comando Stazione della Compagnia di Popoli . Lo scopo: rassicurare la giovane vittima della rettitudine morale e delle qualità della persona che lei conosceva.

L'AMMONIZIONE DEI CARABINIERI - Ovviamente tute queste azioni sono state portate alla conoscenza del Comando Stazione di Popoli. In una circostanza il Luogotenente Frasca ha amminito il 35enne a smetterla con questo comportamento persecutorio nè proseguire azioni contro la ragazza. Il richiamo però è durato solo qualche giorno dopodichè è l'uomo è tornato a comportarsi come se nulla fosse. Da gennaio, poi, è ricominicata la solita storia: telefonate ed sms nei quali chiedeva alla giovane di rimettersi insieme.

LA SEGNALAZIONE DELLA VITTIMA - Chi è oggetto di una persecuzione vive in uno stato di ansia e di terrore che è difficile comprendere. La propria libertà sembra essere in pericolo ed il terrore che qualche cosa di brutto possa acccadere da un momento all'altro. Così, il 17 febbraio scorso, la ragazza si è presentata ancora una vota dai carabinieri per segnalare il peggioramento della proprio stato ansioso ed il timore per la propria incolumità fisica. Il Di Ciccio aveva ripreso a mandare SMS coi suoi numerosi cellulari, a chiamarla con insistenza e persino a pedinarla anche quando era in casa.

I carabinieri della Compagnia di Popoli prima dell’emissione della misura cautelare hanno provveduto al sequestro dei due cellulari in uso al denunciato, nonchè ad effettuare servizi di osservazione, controllo e pedinamento per acclarare i continui inseguimenti posti in essere dallo stalker e, vista la pervicacia della condotta da parte del medesimo, in alcune circostanze, hanno pedinato l’autovettura della ragazza fino all’abitazione della medesima, per evitare che il giovane persecutore sbucasse all’improvviso da una strada laterale del percorso, con serio rischio per l’incolumità fisica della vittima.