Anche i pesci dell'Adriatico soffrono per il gran caldo

L'ARTA spiega il fenomeno visibile in mare al tramonto: "Dipende dalle temperature che fanno cadere il contenuto di ossigeno disciolto". Caronte resta in Abruzzo fino a venerdì

Anche i pesci dell'Adriatico soffrono per il gran caldo

ANCHE I PESCI DELL'ADRIATICO SOFFRONO IL GRAN CALDO. Da una settimana circa è visibile nelle acque dell'Adriatico un curioso fenomeno, quello rappresentato da consistenti banchi di pesciolini boccheggianti che risalgono in superfice come per respirate. Il fenomeno ed è visibile al tramonto e nelle ore notturne.  Secondo l'Arta dipende dalle alte temperature e dall'afa trasportate in Abruzzo da Caronte, la perturbazione africana che ha spinto la colonnina di mercurio anche oltre i 40°. "E' legato - si legge nella nota - alla temperatura eccezionalmente alta dell'acqua, che fa cadere fortemente il contenuto di ossigeno disciolto. I pesci, infatti, respirano l'ossigeno molecolare presente nell'acqua, la cui solubilità dipende dalla temperatura: le acque fredde sono ben ossigenate, mentre le acque calde diventano progressivamente asfittiche. Il fenomeno segnalato è più evidente al tramonto perché le alghe microscopiche e macroscopiche presenti in mare riducono la fotosintesi man mano che diminuisce la luce solare e di conseguenza si abbassa ancor di più il contenuto di ossigeno nell'acqua. I piccoli cefali in banchi - prosegue l'Arta - arrivano boccheggianti sulla superficie dell'acqua per approvvigionarsi dell'ossigeno minimo vitale.  La stessa strategia di sopravvivenza viene messa in pratica nei fiumi e non è raro che in quelli deprivati di buona parte della loro acqua per l'irrigazione o altri usi antropici si verifichino estese morìe di pesci per asfissia, specie nelle notti calde d'agosto e nei fiumi eccessivamente sfruttati dove non sia lasciato in alveo il deflusso minimo vitale". Insomma, con questo caldo non si salva nessuno, nemmeno i pesci sono al riparo dalla canicola.

Redazione Independent