All'armi siam fascisti!

Il film più censurato della storia del cinema: consigliato da Pasolini. Oggi alle 17e30 al Museo Colonna di Pescara

All'armi siam fascisti!

FILM ANTIFASCISTA CONSIGLIATO DA PASOLINI. In momenti di crisi della Repubblica è bene esercitare la memoria. In vista del 25 aprile Festa della Liberazione al gruppo di Rifondazione Comunista è sembrato opportuno dare un contributo alle celebrazioni del 150° anniversario della nascita del Vate attraverso la proiezione di un classico del cinema italiano militante e antifascista "All’armi siam fascisti!" Si tratta di un manifesto antidannunziano, come sottolineava Pier Paolo Pasolini in una entusiastica recensione: «Proprio in questi giorni ho visto in visione privata il film All’armi siam fascisti! – che è un film stupendo, una fra le più emozionanti opere cinematografiche che abbia mai visto. Tra le centinaia di altre cose, vi si vede, due o tre volte, D’Annunzio: regolarmente sfottuto dallo splendido commento di Franco Fortini: «Poeta, malgrado il suo cattivo gusto», lo chiama Fortini: ed è l’unico complimento che io non condivido. Perché il cattivo gusto di D’Annunzio è un cattivo gusto politico, cioè fascismo; e fascismo e poesia non possono mai coincidere, «per contraddizion che no’l consente». Per capire veramente D’Annunzio, il lettore medio deve vedere questo film, ammesso che la censura lo sblocchi. E se non lo sbloccasse, sarebbe davvero il caso più scandaloso di quanti hanno reso celebre la censura italiana in questi anni: un caso da dover scendere in piazza. Ripeto: solo in un simile contesto che mette davanti agli occhi in modo fulminante e indubitabile tutto ciò che ha costruito, prodotto e integrato il fascismo, si può intendere bene cosa è stata la poesia di D’Annunzio, col suo atroce gusto, col suo stantio spudorato classicismo, le sue facili orge di raffinatezza a poco prezzo. (Pier Paolo Pasolini, articolo pubblicato sulla rivista Vie nuove, 30 settembre 1961)». Questo il commento del celebre registra, drammaturgo, italiano sulla figura tanto celebrata di Grabriele D'Annunzio.

IL FILM PIU' CENSURATO DELLA STORIA D'ITALIA. All’armi siam fascisti! è stato un caso nell’Italia dei primi anni ’60, un film maledetto. La storia di quello che Alberto Moravia definì “il miglior film documentario sul fascismo che abbiamo visto finora” è soprattutto la storia della censura cui film fu sottoposto. Censura in fase di lavorazione, con l’Istituto Luce che creò problemi per l’utilizzazione del materiale d’archivio, censura in fase di promozione ai festival e blocco della distribuzione nelle sale, censura dopo la stessa uscita. La censura durata decenni dalle tv pubbliche e private (mai trasmesso dalla RAI andò in onda su Telemontecarlo soltanto nel 1994 grazie alle insistenze di Sandro Curzi). Presentato per la prima volta alla Mostra del cinema di Venezia nel ‘61, "All’armi siam fascisti!" fu congelato poi dalla censura, soprattutto perché mostrava in modo incontrovertibile la connivenza tra la Chiesa, il grande capitale e il fascismo. L’interminabile attesa del visto suscita proteste e mobilitazioni della sinistra e degli intellettuali. Il sindaco democristiano ma illuminato di Firenze Giorgio La Pira decide di proiettarlo sfidando il divieto che decadde solo nel marzo del 1962. L’arrivo nelle sale nella primavera del 1962, suscitò incidenti e disordini con i neofascisti in numerose città ma risultò campione d’incassi a dimostrazione che l’interesse suscitato da questa pellicola dichiaratamente “antifascista” – che evidentemente toccava un nervo ancora scoperto della società italiana – fu subito altissimo. La ricostruzione di ciò che era stato il fascismo dalle origini fino alla sua caduta, con una coda non meno rilevante che documentava l’attualità, utilizzando solo materiali di repertorio unificati dal commento spesso sarcastico di Franco Fortini, ruotava non solo intorno all’interrogativo su cosa era stato effettivamente il fascismo, ma soprattutto poneva un quesito scottante: esiste ancora il fascismo? I giovani autori del film erano militanti socialisti (Soggetto, sceneggiatura, regia: Lino Del Fra, Cecilia Mangini, Lino Miccichè) e il testo del commento era del poeta Franco Fortini vicino alla sinistra eretica dei Quaderni Rossi di Raniero Panzieri. Si respira il clima che animò la rivolta del luglio ’60 contro il governo Tambroni nella scelta di rompere con il tentativo democristiano di rimuovere la memoria del ventennio dalla coscienza del paese.

LA VEDOVA DI GOBETTI: «E' UN FILM CHE TUTTI DOVREBBERO VEDERE». La vedova di Piero Gobetti Ada scrisse: “E’ un film che tutti gli italiani dovrebbero vedere e che dovrebbe essere proiettato soprattutto nelle scuole, medie e superiori. Che difficilmente si potrebbe immaginare una più efficace e valida lezione di storia”. Un film partigiano per due anniversari. L’ingresso naturalmente è libero.

Maurizio Acerbo