Acerbo si batte contro la cementificazione delle spiagge. Ma cosa resta da salvare?

Secondo il politico di lungo corso la Giunta Alessandrini vorrebbe aumentare del 30% il volume degli stabilimenti balneari

Acerbo si batte contro la cementificazione delle spiagge. Ma cosa resta da salvare?
ACERBO SI BATTE CONTRO LA CEMENTIFICZIONE DELE SPIAGGE. MA COSA RESTA DA SALVARE? Riportiamo e pubblichiamo un comunicato del politico evergreen circa l'ultima nuova presunta follia Made in Pescara: ovvero che la Giunta Alessandrini starebbe per consentire l'aumento del 30% volume stabilimenti balneari, come possibilità prevista nel Piano Demaniale Regionale votato da “centrosinistro” e centrodestra; ma il Comune non ha l’obbligo di recepirla. "La Giunta Comunale di Pescara - scrive il rifondarolo - ha approvato il 9 dicembre scorso la delibera con le modifiche alle norme del “Piano spiaggia” recependo le disposizioni dell’orrendo Piano Demaniale Marittimo Regionale approvato con voto unanime di centrosinistro e centrodestra e tiepidissima opposizione M5S (ricordo che il PDM regionale era stato bloccato con 1000 emendamenti dal sottoscritto ma è stato poi approvato dopo la vittoria di D’Alfonso). Nonostante non fosse obbligata a farlo la Giunta Alessandrini ha introdotto dunque la possibilità di aumentare di un ulteriore 30% il volume dei nostri stabilimenti balneari. Aumentare ulteriormente il volume degli stabilimenti è un’autentica follia: basta fare una passeggiata per la nostra riviera per rendersi conto di quanto siano cresciuti grazie a una politica complice e irresponsabile i volumi sul nostro arenile rendendo per molti tratti invisibile e inaccessibile la nostra spiaggia e il nostro mare. A Pescara di tutto si sente la mancanza meno che di stabilimenti ancor più ingombranti. Vi sono anche altre modifiche negative su cui ritorneremo ma è bene oggi sottolineare l’indignazione e invitare la Giunta e la maggioranza a fare marcia indietro rispetto a un testo sul quale non sono nemmeno state consultate le associazioni ambientaliste e i comitati. Le organizzazioni di categoria dei balneatori come possono pensare di ricevere solidarietà rispetto alla Bolkstein se poi chiedono di poter continuare con comportamenti così contrari alla tutela di un bene demaniale? Dietro la proposta di questo “piano spiaggia” è ben visibile il ruolo degli stessi personaggi che per ingraziarsi i balneatori hanno evitato di mettere i cartelli con i divieti di balneazione la scorsa estate. Una politica lobbistica ed elettoralistica da terzo mondo che rischia di deturpare definitivamente la nostra spiaggia. Di ben altro piano demaniale avrebbe bisogno Pescara! Confido in una mobilitazione della cittadinanza per scongiurare questo scempio".
 
MA COSA C'E' DA SALVARE? Il nostro punto di vistaè diverso, anche se spazia nello stesso campo di lettura denunciato da Acerbo. Cosa c'è da salvare ormai a Pescara? Sono decenni che è in corso la cementificazione selvaggia delle spiagge pescaresi e nessuno è riuscito a fermarla: nemmeno il consigliere comunale-regionale, poi parlamentare, Acerbo. Basta farsi un giro dalle Naiadi fino al confine con Francavilla al Mare per capire cosa siano diventati i circa sei chilometri di lungomare della Città di Pescara. Il mare, complice anche le case nella zona Portanuova dove ci sono i casi più gravi, è praticamente scomparsi alla vista del cittadino. Dunque resta poco o nulla da salvare. Prenderanno altri ettari di spiaggia, che lo facciano pure ormai conta poco. Sarà poi la natura a dire che costruire dove non si più è ingiusto, pericoloso e non conveniente per la stessa categoria dei balneatori. Si accorgeranno il prossimo anno che un'analisi seria della nostro Abruzzo dovrebbe partire proprio dalla Natura e dal mare che potentissime lobbie stanno cercando di vendere alle multinazionali del petrolio. Ma questa è ancora un'altra brutta storia.

Manzinho