71 anni fa le bombe sulla "Zecca" a L'Aquila, 294 morti

Seconda guerra mondiale: quel giorno decedettero tedeschi, inglesi, italiani e 15 dipendenti e 4 operai della Banca d'Italia

71 anni fa le bombe sulla "Zecca" a L'Aquila, 294 morti

BOMBE SULLA ZECCA. Distruggete all'Aquila le officine carte e valori della Banca d'Italia (la "Zecca" per gli aquilani): sono il "forziere" delle armate tedesche in Italia. Questo l'ordine dato l'8 dicembre del 1943 dal comando generale angloamericano alle formazioni aeronautiche di stanza a Foggia. A ricordare quell'evento drammatico e luttuoso - i morti furono circa 294 ma una stima reale non e' mai stato possibile farla - e' lo storico e giornalista Amedeo Esposito.

QUELLE DEVIAZIONI IDEOLOGICHE. Sfogliando il libro sulle Officine della Banca d'Italia di prossima pubblicazione, l'autore osserva come si sia trattato di un "ordine" che mai e' entrato, quale strategia militare, nella storia della seconda guerra mondiale, per le deviazioni politico-ideologiche che si sono addensate negli ultimi 70 anni intorno al luttuoso evento che sconvolse L'Aquila per la distruzione delle Officine carte e valori e dello scalo ferroviario, e per la morte di tedeschi, inglesi, italiani e 15 dipendenti e quattro operai della Banca d'Italia.

IL DUCE. Mussolini, dopo il "rapimento" da Campo Imperatore ad opera dei paracadutisti della Wehrmaht, fu costretto da Hitler - altro che amico, com'e' nella storia, rileva Esposito - a costituire la Repubblica Sociale Italiana (conclusasi tragicamente a piazzale Loreto a Milano), ch'ebbe il conosciuto elevatissimo spargimento di sangue degli italiani, ma anche un notevole costo economico e finanziario.

IL FUHRER. Il dittatore tedesco - si legge nel libro - pretese elevati contributi per le spese generali del Terzo Reich (nel solo primo anno 189 miliardi di lire, ad oggi 9.099 miliardi di lire pari a 4.700 milioni di euro), nonche' la consegna sistematica gratuita dell'intera produzione bellica dell'Italia settentrionale. Inoltre impose - come scrive in una nota, del 29 settembre 1943, il governatore Vincenzo Azzolini - il trasferimento dell'ingente tesoro della Banca d'Italia in Germania e lo spostamento della Officine carte e valori dall'Aquila a Verona. Quest'ultima clausola, pero', venne sospesa lo stesso giorno in cui il ministro tedesco della propaganda Joseph Goebbels, dinanzi ai cancelli della residente del Fuhrer, insceno' la farsa del "dono" di 13 miliardi di lire da parte della citta' dell'Aquila.

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