Referendum, un "si" condizionato

PESCARA - Sull'onda del grande consenso popolare dei referendum sull'acqua, sul nucleare e sul legittimo impedimento, grandi sono le mobilitazioni dell'ultima ora, anche ad opera dei partiti, per la raccolta delle firme sul referendum (abrogativo) elettorale, anche nel nostro comune. Di cosa si tratta? Quali effetti vi susseguiranno in caso di esito positivo? Pochi mesi fa (30 giugno ndr) un ex senatore DS, Stefano Passigli, ha dato il via alla raccolta firme per l'abrogazione dell'attuale "porcellum" la legge n.270 del 2005. Quest'ultima è un legge elettorale che sancisce un sistema proporzionale corretto, con liste bloccate e con premi di maggioranza differenti per le due camere: al senato su base regionale e alla camera su base nazionale. Per intenderci, questa legge oltre ad essere un oltraggio alla rappresentanza perché impedisce la scelta del candidato (noti i paragoni con la "Legge Acerbo" del 1923 o con la "Legge Truffa del 1953) che è rimessa alle scelte arbitrarie e a volte solitarie dei vari capi partito, è anche uno sfregio alle piccole minoranze che hanno il problema dello sbarramento nonché alla governabilità poiché alla Camera dei Deputati attribuisce il 55% dei seggi alla coalizione che prende più voti su base nazionale (PDL+LEGA+MPA con il 46% di consensi hanno ottenuto il 55% dei seggi) mentre al Senato della Repubblica lo fa su base regionale determinando quasi certamente un pareggio di seggi fra le due coalizioni che si andrebbero a contendere il primato. Una legge ingiusta, vile e priva di ogni senso
democratico, se non, forse, per l'attribuzione proporzionale dei seggi. Adesso la si vuole giustamente abrogare. Ma come? Con un referendum abrogativo che andrebbe, in caso di esito positivo, a ripristinare il vecchio modello elettorale, il celeberrimo "Mattarellum", leggi nn. 276, 277 del 1993: una volta abrogata una legge elettorale, non si può restare senza leggi elettorali. Il "Mattarellum" è figlio di un referendum abrogativo, quello del 1993, che fu consequenziale alla stagione di "Mani Pulite": si determinò un sistema elettorale misto che prevedeva, e che prevederà se il referendum sarà efficace, un sistema maggioritario a turno unico per la ripartizione del 75% dei seggi parlamentari unito per il rimanente 25% dei seggi assegnati al recupero proporzionale dei più votati non eletti per il Senato attraverso un meccanismo di calcolo denominato "scorporo" e al proporzionale con liste bloccate e sbarramento del 4% alla Camera. Il sistema così concepito riunì pertanto tre diverse modalità di ripartizione dei seggi (quota maggioritaria di Camera e Senato, quota proporzionale alla Camera, recupero proporzionale al Senato). Dunque non mi pare di affermare il falso se scrivo che è evidente che questa legge ha comportato la nascita di un bipolarismo caratterizzato da agglomerati elettorali privi di senso che basavano la loro politica su uno sconsiderato "muro contro muro": tu dici una cosa e io dico il contrario. C'è da aggiungere che evidenti furono le difficoltà dei governi e si determinò, inoltre, la non possibilità di scelta; i nomi singoli sono prefigurati dalle segreterie dei partiti, qualora ce ne fossero, quindi non si esprime la preferenza, intesa nella sua accezione più pura, ma si sceglie fra qualcosa che già hanno scelto altri. Queste sintetiche righe che ho scritto sulle leggi elettorali vogliono essere un invito a pensare. L'abrogazione dell'attuale "porcellum" comporta un ritorno al passato "mattarellum" che comunque non fa scegliere. Riconosco, però, il valore politico di tale iniziativa e l'opportunità per i cittadini di manifestare il proprio dissenso verso l'attuale sistema di scelta dei propri rappresentanti ed è per questo che forse è opportuno un sì. Si badi bene però che quel sì ha l'obiettivo di spronare l'attuale classe dirigente a ridarci una vera possibilità di scelta e non quello di tornare al passato perché poi, senza mai dimenticarlo, si tratta sempre e comunque di rappresentanza che non c’è e che dovrebbe tornare ad esserci.

Edoardo Diligenti